di Maria Esposito
L’ Associazione culturale “Amiamola” nasce il 5 luglio 2016 per volontà di un gruppo di amici i quali, mossi dal grande amore per la loro città e dalla profonda devozione verso i Santi Felice e Paolino, sentono forte la necessità di garantire uno spazio di partecipazione attiva alla vita sociale e culturale di Nola, con particolare riferimento alla Festa dei Gigli, impegnandosi a promuovere la stessa in tutti i suoi molteplici aspetti. Nel rispetto dei ‘valori paoliniani’, fede, fratellanza, solidarietà, si sono realizzate opere di carattere sociale e culturale di grande rilevanza ed iniziative solidali in varie forme. A sostenere progetti e speranze il grande cuore del popolo dei Gigli che mai ha fatto mancare il suo sostegno: anime che si incontrano e danno vita ai sogni. Ed il sogno più bello è arrivato con una proposta che il Consiglio direttivo, attualmente composto da Felice Caliendo, Luca De Risi, Raffaele Donnarumma, Palmira Foglia, Nunzia Ianniciello, Maria Napolitano, Carmen Ostella, Paolo Peluso, con Maria Esposito presidente, ha accolto con infinito onore, con immensa gioia e profonda emozione: il restauro della Madonna Assunta in Cielo, che è storia, fede, simbolo identitario di un popolo e che è tornata il 13 novembre 2021 nel museo della Cattedrale, la ‘sua casa’, la ‘nostra casa’, dopo più di un secolo e mezzo. Presenti all’evento S.E. Monsignor Francesco Marino, Vescovo di Nola; don Domenico De Risi, parroco della Cattedrale; l’ingegnere Gaetano Minieri, Sindaco di Nola; l’architetto Ferdinando Giampietro, assessore ai Beni Culturali; la dottoressa Palma Recchia, funzionario restauratore della Soprintendenza di Napoli; la dottoressa Antonia Solpietro, direttore dell’ufficio Beni Culturali della Diocesi di Nola; la dottoressa Marilù Foglia, restauratrice.
La nostra profonda gratitudine per la riuscita del progetto va a due donne straordinarie, la dottoressa Antonia Solpietro e la dottoressa Marilù Foglia. La dottoressa Solpietro è l’anima del prezioso restauro conservativo che, tenacemente ed instancabilmente, ha creduto e voluto si realizzasse. Quando le chiedemmo come associazione cosa potevamo fare per la città nonostante il difficile periodo causato dalla pandemia, lei ci parlò di un sogno che aveva nel cuore dal momento del ritrovamento della statua della Madonna: ridonarle finalmente la luce! Le sapienti mani e la grandissima competenza della restauratrice dottoressa Marilù Foglia hanno salvato la Madonna Assunta da un sicuro deterioramento, a lei il merito di averci creduto fino in fondo e di non essersi mai arresa di fronte alle difficoltà incontrate.
“Sta sul muro dietro all’altare un’amplissima sfera di pittura, e stucchi formata con molti dorati raggi … ed alcuni Angioli di varia grandezza scolpiti ‘n legno, e colorati … ed in mezzo a questi è sollevata s’una nuvola un’alta statua, che rappresenta l’Assunzione al Cielo della gran Madre di Dio con larga corona intorno di stelle d’argento; ed ai suoi fianchi son due gran nicchi con l’intere statue de’ due più celebri Nolani Vescovi S. Felice, e San Paolino” (G. Remondini, Della Nolana Ecclesiastica Storia, 1747, I, p. 165).
La ‘Grande Madre di Dio’ è una statua in legno policromo raffigurante la “Madonna Assunta”, secolo XVII, facente parte del trittico quasi certamente commissionato dal vescovo Giovan Battista Lancellotti (1615-1655), presente sull’altare maggiore della Cattedrale di Nola prima che un incendio nel 1861 distruggesse parzialmente il Duomo. La Vergine Assunta in Cielo si salvò per miracolo, alla sua base, anch’essa recuperata da sicura rovina, ma mancante degli angeli che l’adornavano andati purtroppo perduti negli anni, sono chiaramente visibili i danni causati allora dal fuoco e dal fumo. Le statue di San Felice e San Paolino furono custodite nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, detta della Pace, mentre la monumentale scultura dell’Assunta trovò posto in un grande scarabattolo nella chiesa dei Santi Apostoli. Nel progetto di ricostruzione ottocentesco del Duomo fu realizzata nella navata laterale sinistra una cappella dedicata a San Paolino con l’antica effige lignea del santo che, dunque, fu riportata nuovamente nel Duomo.
Destino diverso ebbero le altre due sculture che non trovarono più allocazione nella loro sede originaria e che oggi fanno parte delle collezioni del Museo Diocesano di Nola. La Vergine nel 2003, per volontà della dottoressa Solpietro, fu spostata dalla chiesa dei S.S. Apostoli, velinata e posta sulla balconata che affaccia sull’altare del Duomo. Da lì il 18 giugno 2020 è stata prelevata e trasportata al laboratorio di restauro. Così spiega la restauratrice: “Il giorno in cui è stato organizzato il ritiro dell’opera in oggetto, si è immediatamente appreso il gravissimo stato di conservazione in cui verteva la Madonna. Tutta l’opera in legno policromo era stata ricoperta da uno strato di tela patta per lo più decoesa dalla pellicola pittorica, solo il volto e le mani non erano state garzate a differenze di tutto il resto. Nella prima movimentazione atta al trasporto dell’opera, si è immediatamente appresa la gravità dello stato di conservazione; ogni zona che veniva toccata con un po’ più di forza tendeva a sbriciolarsi sotto la presa delle mani, i frammenti che si distaccavano erano numerosi ed in un gravissimo stato avanzato di degrado, il braccio sinistro si sosteneva al corpo solo grazie alla garzatura, la base invece era frammentata in numerosi tasselli lignei ormai non più adesi alla struttura. La prima cosa effettuata è stata la delicata rimozione della garza che per lo più si presentava distaccata ma ancorata ad essa vi era la pellicola pittorica distaccata dalla preparazione, si era effettuato un vero e proprio trasporto della preparazione. Si è così proceduto a rimuovere la patta rigonfia e distaccata senza trasporto della preparazione pittorica ammorbidendola con solventi abbastanza volatili; invece nelle zone in cui si era effettuato il trasporto della preparazione si è proceduto al reincollaggio della preparazione al supporto ligneo e ad una stiratura con termocauterio. Tutta la sbendatura è stata effettuata millimetro per millimetro poiché bisognava far riaderire la preparazione e rimuovere la patta, numerose sono le zone in cui è stata applicata la carta giapponese affinché il colore venisse nuovamente riadeso. Terminata dopo mesi questa operazione l’opera ha mostrato la sua gravità; tutta l’essenza lignea era stata attaccata da insetti xilofagi di notevole aggressività tipo cervo e la maggior parte dell’essenza lignea viva era ricoperta da escrementi di insetti xilofagi, il legno era diventato ormai burroso e lacunoso in modo grave; anche la pellicola pittorica, principalmente sul volto della Madonna Assunta, presentava una preparazione ormai assente e vi era solo un sottile strato di policromia non più adeso a nessun elemento strutturale. Dopo lo sbendaggio si è affrontato il consolidamento strutturale ed il consolidamento estetico. Una volta messa in piedi l’opera si è proceduto con una stuccatura strutturale di alcune zone effettuata con gesso di Bologna e colla di coniglio e all’occorrenza con araldite, tutte eseguite in sottolivello; è stato effettuato un saggio di pulitura con solventi sulla manica destra e su metà mano destra per far notare l’originale cromia dell’opera, il volto invece è stato completamente pulito con solventi per ridonare la bellezza effettiva del volto della Madonna. Durante l’intervento di restauro sono risultate evidenti tre cromie di blu differenti sul manto della Madonna e due cromie (avorio e rosa) sulla veste della Madonna Assunta. Nella zona posteriore della nuvola è venuta alla luce una scritta in cui si leggeva 1862, sfortunatamente il resto di questa testimonianza epistolare è andato perso. Nella zona della schiena della scultura è stato inserito, in verticale, un elemento ligneo sagomato con la modanatura del manto in modo da poter ridonare maggiore stabilità all’opera; la mano destra, completamente distaccata, è stata anch’essa prenata ed ancorata. Sul tavolato della base e sulle nuvole nella zona frontale è stata effettuata una stuccatura neutra in modo da non creare delle distonie cromatiche con la base in origine in oro zecchino. Tutte le grandi lacune non sono state stuccate o chiuse poiché è stato eseguito un intervento di restauro conservativo”. Un lavoro lungo e complesso che ci ha restituito un vero gioiello del patrimonio artistico della nostra comunità. Il direttivo dell’associazione Amiamola, oltre ad un personale contributo, ha raccolto la cifra occorrente per il restauro grazie alla vendita delle maglie celebrative che ogni anno vengono proposte. Ogni pezzo restaurato della statua è un pezzo di cuore di chi ha contribuito. Nei due giugno senza la Festa (2019 e 2020), le scritte sulle maglie sono state: “Nessun tempo mai ti fermerà!” e “Insieme per ricominciare”. Due frasi di speranza per vedere rinascere una statua che è una vera e propria anima della nostra amata Città e che i figli di San Paolino e di San Felice hanno voluto riportare nel luogo che da sempre accoglie le preghiere e le aspettative del popolo nolano. Quando si lavora in sinergia nulla è precluso!